Dopo aver conquistato il mondo dalla Grecia all’India insieme ad Alessandro Magno,Tolomeo andò a vivere in Egitto a partire dal 305 a.C., dove la sua dinastia regnò per quasi tre secoli. Dovette combattere gli altri Generali di Alessandro, i Diadochi, in una guerra di potere nel Mediterraneo che lo portò a difendere la preziosa e strategica Isola di Rodi nel Mar Egeo.
Scopriremo prima il Museo Egizio di Torino (il secondo Museo della cultura egiziana più grande al mondo dopo quello del Cairo), all’interno del quale è stata creata una apposita sezione dedicata al periodo ellenistico (332 a.C. – 30 a.C.)
Di seguito ci sposteremo a Rodi, sull’isola che Tolomeo difese e dove fece costruire un magnifico faro in bronzo: il Colosso di Rodi!
Per chi invece si è perso la Prima parte con la presentazione del Nostro SuperEroe, può leggerla cliccando Qui
Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo egizio al mondo. Fu fondato nel 1824 grazie al re sabaudo Carlo Felice ed è secondo per importanza solo a quello del Cairo in Egitto!
Custodisce numerosissime collezioni, frutto di acquisizioni e ritrovamenti effettuati ai primi del ‘900 dalla “Missione Archeologica Italiana”.
Nelle bellissime sale del palazzo, che si snodano su quatto piani, è possibile ammirare mummie, sarcofagi, papiri e rappresentazioni di animali sacri, così come oggetti e suppellettili vari legati allo stile di vita degli antichi Egizi: parliamo di ben 37 000 pezzi pregiati!
Prima di scoprire la parte del museo che a noi di “Supereroi della Storia” interessa (il periodo egizio-greco di Tolomeo), facciamo un rapido giro per conoscere i fiori all’occhiello della struttura.
Tra i reperti più importanti vi è la tomba di Kha e Merit con tutto il loro corredo funerario intatto (scrigni, sarcofagi, letti, sedie, abbigliamenti e cibi). Kha era il capo architetto reale al servizio del faraone Amenhotep III, e Merit era sua moglie. Vissero ben 3 400 anni fa…
Segue il tempio rupestre di Ellesiya, fatto costruire da Thutmosi III nei pressi di Abu Simbel. Nel 1960 fu costruita la diga di Assuan e fu condotta una missione internazionale, guidata dall’Unesco, per salvare gli antichi templi che sorgevano intorno ad essa. Gli edifici furono smantellati e ricostruiti; l’Italia, che partecipò attivamente alla spedizione, ricevette in dono il Tempio di Ellesiya che si trova oggi posizionato proprio al piano terra del Museo Egizio.
Entrare all’interno di quello spazio “magico” e millenario colpisce e cattura chiunque…
Infine, la Galleria dei Re, un immenso ricco statuario immerso nella penombra e illuminato solo da luci soffuse che si riflettono nei tantissimi specchi allocati lungo le pareti. Tra le sfingi e i tanti dei e faraoni spicca la monumentale statua di Ramesse II che rappresenta il simbolo del Museo Egizio di Torino.
Tra le collezioni, invece, che vanno dal Paleolitico Superiore (4 000 a.C.) al Periodo Bizantino (639 d.C.), vogliamo soffermare l’attenzione proprio su quella relativa al periodo Ellenistico, durato tre secoli, che va dal 330 a.C., dalla conquista di Alessando Magno, al 30 a.C., ossia alla caduta di Cleopatra VII (ultima discendente della dinastia tolemaica) e al dominio romano.
La presenza di un’élite greca condusse all’importazione di beni di lusso dalla madrepatria. Infatti, si possono ammirare vasi in ceramica, coppe di bronzo, vetri di origine greca. Vi sono poi dediche votive agli dei e iscrizioni funerarie: tutte testimonianze di quello splendido periodo che vide la fusione di due culture antiche, quella greca e quella egizia proprio ad opera di Tolomeo. La lingua parlata a corte restò quella greca, ma la coesistenza biculturale si nota anche nelle divinità (ne sorsero nuove, miste, come Serapide) e nei riti funerari. Infatti sono state ritrovate numerose statuette di antichi dei greci rappresentanti Atena o Psiche.
I Tolemaici si fecero raffigurare sia in stile greco che in stile egizio, contribuendo anche con questo all’integrazione delle due culture. Si notano subito anche i caratteri somatici greci (le facce più tonde, il particolare taglio degli occhi, le acconciature intrecciate, etc.) sui reperti che raffigurano sovrani e regine tolemaiche. Ma anche frammenti di capitelli egizi in stile corinzio.
Nell’Egitto di quel periodo erano importanti gli elefanti, trasformati in temibili macchine da guerra al servizio dei Tolomei. Ed in effetti questi pachidermi compaiono in alcune raffigurazioni e statuette.
Vogliamo concludere questa carrellata indietro nel tempo con l’immagine di un elmo di bronzo appartenuto a un macedone che militò ad Alessandria d’Egitto sotto i Lagidi (dinastia tolemaica).
L’elmo fu rinvenuto ad Alessandria e giunse a Torino con la collezione Drovetti. E’ bello poter immaginare che il soldato che lo ha indossato durante le campagne militari macedoni abbia osservato attraverso le feritoie del suo elmo le imprese di Tolomeo e magari – perché no? – abbia anche combattuto al suo fianco…
5 bellissimi luoghi storici dell’Isola di Rodi da Visitare:
Rodi è l’isola più grande del Dodecaneso, oltre ad essere la più orientale. E’ infatti molto vicina alle coste della Turchia.
L’isola era un punto importantissimo e strategico sia per i commerci sia per le operazioni militari che si svolgevano tra Oriente e Occidente. Infatti fu molto contesa nell’antichità e nel tempo di Tolomeo. Abbiamo visto come egli stesso intervenne in prima persona in difesa di Rodi contro le mire degli altri Diadochi. Proprio a testimonianza memorabile di quell’impresa, Tolomeo fece costruire quel magnifico Faro in bronzo che prese il nome di Colosso di Rodi.
Al dominio bizantino seguì quello franco e poi quello dei Cavalieri di San Giovanni che, cacciati da Gerusalemme, avevano creato nell’isola il loro quartier generale. Essi migliorarono le fortificazioni con la costruzione di torri e castelli. Nel 1522 i Cavalieri furono sconfitti dagli Ottomani e dovettero abbandonare l’isola che da quel momento entrò a far parte dell’Impero Turco. In seguito alla guerra italo-turca del 1911-1912, l’isola passò sotto il controllo militare italiano e, dopo la seconda guerra mondiale, fu annessa alla Grecia.
Nell’isola di Rodi sorge la città vecchia racchiusa all’interno di solide mura lunghe più di 4 chilometri, costruite tra il XIV e XV secolo. La zona più ricca di monumenti antichi è quella vicina al porto turistico di Mandraki.
Si è subito accolti in quest’area da due statue bronzee che raffigurano i cervi Elafina e Elafos i quali, secondo la mitologia, servivano per scacciare i numerosi serpenti presenti a quel tempo sull’isola. Ma ciò che è più affascinante è che proprio lì, dove ora si trovano queste due statue, che si ergeva il Colosso di Rodi e per questo motivo oggi quelle due colonne sono divenute il simbolo dell’isola.
La colossale statua raffigurante il dio Helios oggi non esiste più perchè un terremoto la fece crollare. Rimase in mare per lungo tempo fino ad essere poi venduta a pezzi nel periodo della dominazione araba.
Vicino al porto vi è il molo di San Nicola, appartenente al periodo bizantino, con i suoi stupendi tre mulini a vento.
2. Palazzo del Gran Maestro
All’interno della città vecchia, riconosciuta dall’UNESCO nel 1988 quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità, sembra, invece, di fare un viaggio nel Medioevo.
La strada più famosa è la via dei Cavalieri che unisce l’antico ospedale con il Palazzo del Gran Maestro. Questa strada è stata ben conservata e i ciottoli che la compongono sono quelli del periodo tardo gotico.
Si possono vedere le residenze dentro le quali i Cavalieri soggiornavano alloggiati secondo la loro nazionalità (gli “Alberghi delle Lingue”). Oggi questi edifici sono occupati da ambasciate.
L’edificio più d’impatto è senza dubbio il Palazzo del Gran Maestro, costruito durante il periodo bizantino nella zona più alta della città e che i Cavalieri fortificarono e resero praticamente inaccessibile. Due torri gemelle ai lati dell’ingresso rendono subito chiara l’idea di quanto fosse poderosa quella fortezza.
In alto, a pochissimi chilometri dalla città, domina ciò che resta dell’antica acropoli di Rodi. I resti risalgono al III e II sec. a.C., proprio al periodo in cui visse e operò Tolomeo. Qui è possibile vedere i siti in cui sorgeva il tempio di Apollo, lo stadio e un piccolo teatro.
3. Kamiros
Il sito archeologico più famoso dell’isola di Rodi è l’antica Kamiros, una città-stato fondata dai Dori a Rodi e che sorge a occidente. Essa si fondava su una società prevalentemente agricola, molto attiva pure nella produzione della ceramica e nel conio delle monete. Fu distrutta da un terremoto nel 226 a.C. .
Oggi si possono visitare le rovine di questo sito, mentre i reperti ritrovati è possibile vederli nel Museo Archeologico di Rodi situato vicino al porto della città e allestito in un palazzo di fine Medioevo che fu anche Ospedale dei Cavalieri. Al piano inferiore del Museo si possono ammirare le statue della Venere Marina, l’Afrodite di Rodi e la testa di marmo del dio Sole.
4. Lindos e l’Acropoli.
Un’altra città fondata dai Dori fu Lindos che dista circa 50 km dalla città di Rodi, stavolta situata nella parte a Est dell’isola.
Le sue casette bianche, i suoi vicoli, i suoi cortili a mosaico con sassi bianconeri e le sue stradine brulicano di turisti a tutte le ore.
La città è dominata da un’acropoli che sorge su una collina da cui è possibile ammirare panorami mozzafiato dell’isola, le spiagge e le rocce che si gettano a strapiombo sul mare.
Sull’acropoli sorgeva il tempio di Athena Linda (da cui il nome della città) risalente al IV sec. a. C. Arrivare in cima a piedi è piuttosto faticoso, anche se è possibile usufruire di singolari “taxi” locali: dei simpaticissimi asinelli! Le spiagge di Lindos sono incantevoli e spettacolari e le loro acque trasparenti.
5. Butterfly valley
Il nostro viaggio a Rodi nel periodo Tolemaico si conclude visitando la bellissima Valle delle Farfalle (Petaloudes). Essa è una delle attrazioni naturali più visitate a Rodi. Nella mitologia greca, Psiche (in greco yuch, “anima”, “farfalla”) è la personificazione delle anime dei morti sotto forma di una farfalla o di un uccello in volo. Ecco perché questo nome alla valle.
Il piccolo parco è situato a 23 km dal capoluogo ed è un luogo protetto. Petaloudes è, infatti, una riserva naturale unica perché, dalla primavera all’autunno, le farfalle della specie panaxia quadripunctaria poda, attratte dalla resina prodotta dagli alberi del parco, vengono a riprodursi qui nella fresca valle (in realtà non si tratta di farfalle, bensì di falene).
Cascate, ruscelli e fonti rendono questo pezzo di paradiso un luogo straordinario. Sugli alberi è possibile ammirare tantissime farfalle a riposo durante il giorno (sono animali notturni) con i loro disegni mimetici dai colori bianchi e neri. Ma, attenzione: durante il loro riposo non vanno affatto disturbate per non indurle a volare disperdendo così loro le importantissime e scarse riserve energetiche disponibili.
Potete proseguire la lettura con una efficace sintesi delle date e degli avvenimenti storici che accaddero dopo Tolomeo ed avere delle anticipazioni sul prossimo Nostro “Supereroe della Storia”!
La dinastia dei Tolomei in Egitto durò per quasi tre secoli, fino alla conquista romana e alla morte della regina Cleopatra, ultima discendente, nel 30 a.C.
Dopo la divisione dell’impero macedone, mentre i Diadochi continuavano le proprie guerre di potere, nel Mediterraneo ci fu l’affermazione di due super-potenze: Roma e Cartagine.
Fondata dai Fenici sulle sponde africane dell’attuale Tunisia, popolazione orientale di navigatori, Cartagine comandò ed ebbe traffici commerciali e marittimi importanti con tutte le civiltà del Mediterraneo.
Combatté contro Roma le famose tre guerre puniche*, nelle quali portò in campo il meglio della tecnologia navale e militare del tempo.
Come già visto, terminate le guerre contro Pirro e le colonie greche dell’Italia meridionale, Roma aveva ormai ottenuto il controllo della penisola italiana, dagli Appennini settentrionali fino alla Puglia e alla Calabria. Fu così che i Romani vennero in contatto con i Cartaginesi che in quel momento rappresentavano la maggior potenza del Mediterraneo occidentale.
Ai Cartaginesi appartenevano, oltre ai territori nord-africani, anche quelli delle isole italiche di Sicilia, Sardegna e Corsica.
Iniziò, così, nel 264 a.C. la Prima guerra punica.
Dopo una prima fase di scontri terrestri, in cui risultò vincitrice, Roma decise di sfidare il suo avversario sul mare dove aveva il dominio assoluto. In quell’occasione i Romani approntarono un’imponente flotta con navi dotate di “corvo”, una passerella che agganciava la nave nemica permettendo ai soldati di abbordarla e combattere come se stessero sulla terraferma. Così i Cartaginesi furono sconfitti nelle acque sicule di Milazzo nel 260 a.C.
La ricca Sicilia passò quindi sotto il controllo di Roma.
Intanto, in Africa, i Cartaginesi, nell’impossibilità di pagare i mercenari numidi e libici utilizzati nelle guerre, dovettero subire per tre lunghi anni una sanguinosa rivolta. Approfittando di questa vicenda, Roma occupò la Sardegna (238 a.C.) e la Corsica (237 a.C.), costringendo Cartagine a pagare un ulteriore tributo per evitare un riaccendersi della guerra che la città non poteva assolutamente permettersi. Ciò venne visto come una ferita umiliante dai Cartaginesi, i quali, tuttavia, non poterono far altro che accettare la sconfitta senza aver combattuto.
Fu in questo periodo che Roma si trovò a dover fronteggiare un condottiero molto valoroso e carismatico: Annibale Barca.
Figlio del grande comandante cartaginese Amilcare, sin da piccolo egli giurò odio verso Roma. Nel corso della 2^ guerra punica, tentò di invadere l’Italia nel 218 a.C. valicando le Alpi con il suo esercito e i suoi elefanti.
Dopo vari successi iniziali (arrivò anche alle porte di Roma), lo scontro finale si tenne a Zama, in Africa, nel 202 a.C. Qui un altro importante condottiero romano, Scipione l’Africano, riuscì a sconfiggerlo in maniera definitiva.
La terza e ultima Guerra Punica fu combattuta dal 149 al 146 a.C.: Roma sbaragliò definitivamente Cartagine lasciando la grande città del Nord Africa in cenere. Uomini, donne e bambini cartaginesi furono tutti venduti come schiavi.
La Repubblica di Roma dominò così il Mediterraneo per altri 200 anni, prima della nascita del grande Impero Romano.
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